MEZZOCULO STORIA DI COME MI CHIAMO – Massimiliano Di Corato

MEZZOCULO STORIA DI COME MI CHIAMO
Massimiliano Di Corato
Residenza presso Polo di Taranto (11-18 aprile)

Artisti coinvolti nel progetto:
Massimiliano Di Corato: attore e creatore del progetto, conduttore incontri con le comunità
Valentina Diana: Dramaturg, occhio esterno, co-conduttrice degli incontri con le comunità
Domenico Indiveri: assistente di produzione
Mirto Baliani: Video creator

Bando Nuove Generazioni

“Mezzoculo. Storia di Come mi chiamo” è un progetto di teatro di narrazione contemporanea. Parte da una ricerca sul tema del nome, del cognome e del soprannome, sul legame tra questi e la persona che li porta, sul bacino infinito di storie che essi contengono. Grazie a questo studio ho collezionato momenti e storie di famiglia: l’arrivo del nonno capostipite a Bari, la sua successiva emigrazione in Germania, la vita di sua moglie sola coi bambini, il ricordo della sua morte. Mi sono accorto così di come il nome e il cognome siano in grado di generare storie, e di quanto sia grande in me l’urgenza di raccontarle. La ricerca sul nome si intreccia con una storia popolare, che ho individuato come archetipo: la storia di Mezzoculo, una fiaba popolare barese, versione regionale della fiaba “Zio Lupo” inserita da Calvino nella sua raccolta “Fiabe italiane”. Mi sono accorto di come questa fiaba popolare racchiuda molti dei temi della mia ricerca e me ne sono servito come stimolo per fare emergere, in chi la ascoltava, aneddoti familiari legati al tema del proprio nome.

Il racconto della storia cardine viene proposto assieme alla presentazione di fotografie appartenenti alla famiglia protagonista, e questo, oltre a essere un buon espediente narrativo, invoglia le persone a condividere materiali dello stesso tipo. Abbiamo ricevuto dalle persone incontrate fotografie di nonni scappati nelle Americhe, talami nuziali lasciati intatti dopo la fine di un matrimonio, foto segnaletiche di antenati appena approdati in terra straniera. Il potere evocativo della fotografia d’epoca si è rivelato con tale forza che abbiamo deciso di avvalerci della forza delle immagini anche nello spettacolo, coniugando azione scenica, narrazione e immagini-video in presa diretta, con l’obiettivo di cercare la modalità espressiva più originale e contemporanea possibile. La ricerca drammaturgica è volta alla composizione di una narrazione fatta di più linguaggi: uno più narrativo-teatrale e uno più giornalistico-colloquiale, il tutto legato dal filo conduttore della fiaba.

L’idea è quella di portare avanti la ricerca drammaturgica tramite un’indagine sul territorio rivolta ai cittadini e alle associazioni, con particolare riferimento alla fascia nonni- nipoti. Come nella precedente fase di residenza, si organizzeranno degli incontri di gruppo in cui l’indagine avrà una dimensione bilaterale, cominciando con l’esposizione della mia ricerca in modalità varie, che comprenderanno la narrazione della fiaba popolare, il racconto documentato tramite l’utilizzo di antiche foto di famiglia, la ricostruzione di un “Albero di Storie” in cui ogni antenato apre a un particolare episodio. Questo momento più espositivo-performativo apre la strada a un confronto alla pari con i partecipanti che, accesi e incuriositi dalle storie e dalla modalità di approccio, potranno far riemergere ricordi e condividere storie della loro famiglia, andando ad approfondire tutto quanto c’è dietro i loro nomi e cognomi. Nelle sessioni precedenti queste pratiche si sono rivelate molto proficue e hanno portato a una significativa partecipazione degli utenti coinvolti. Sulla base di questa esperienza proponiamo degli incontri in cui gli utenti possano interagire per far dono delle loro storie, e se ne sentissero la voglia, far dono anche delle loro fotografie.

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