CABE, A VHS ELEGY

RESIDENZA 2019 >

coreografa e performer Giulia Bean
dramaturgia Chiara Braidotti
cura dei movimenti Vittoria Guarracino
dal 15 al 21 novembre 2019

progetto vincitore bando Trac 2019 per la sezione “Trampolino”

L’idea di questo progetto nasce da una scoperta familiare. A dieci anni dalla scomparsa di mio padre ho (ri)scoperto il suo archivio di videocassette: 349 Vhs di film registrati dalla televisione, numerate sulla costa laterale. Il motivo di tali registrazioni? Ad oggi rimane ignoto.
Mio padre, curioso di natura ma con una vita ordinaria e comune inizia questa impresa titanica che si conclude con l’inizio dell’era dei Dvd. Sulle videocassette non sono riportati né titolo né provenienza del materiale, la lista con queste informazioni mio padre la custodiva gelosamente in un taccuino che è andato perduto assieme a lui. Visionando l’archivio come una scienziata, ho cercato se vi fossero delle dinamiche ricorrenti, se la scelta dei film fosse determinata dal caso o dal palinsesto televisivo. Forse, se decantassimo questi titoli uno dopo l’altro, sveleremmo l’esistenza di un disegno logico più grande alla loro base. O forse no. Forse solo mio padre conosceva il legame segreto tra un film e l’altro – seconda grande domanda a cui non ho risposta. E così possiamo trovare cassette monotematiche su Woody Allen, cinepanettoni accostati a film selezionati al festival di Cannes, o ancora Kurosawa e un porno fine anni Ottanta.
Nel processo di rivedere le videocassette ho scoperto che mio padre non era l’unico a voler incastrare il presente per strapparlo ad un futuro incerto. Per diversi motivi, il suo archivio si avvicina molto alle Time Capsules di Andy Warhol. Durante gli ultimi tredici anni della sua vita, l’artista ha catalogato e preservato oggetti di varia natura in alcune scatole – tra le 608 e le 610, contenenti più o meno 300.000 oggetti. A volte, al numero della scatola corrisponde il numero degli oggetti contenuti, ma non è sempre così. All’interno di queste Time Capsules troviamo le cose più disparate, tracce di un presente di fine anni Settanta in cui la cultura pop straccia i parametri artistici precedenti. La grande domanda di questa ricerca è una sola: cosa rimane della nostra identità negli oggetti che lasciamo?

 


Giulia Bean
Coreografa e performer. Si diploma con lode in Coreografia, Diploma Accademico di II livello, all’Accademia Nazionale di Danza (Roma), studiando con coreografi di fama nazionale ed internazionale quali Adriana Borriello, Richard Haisma, Michele Di Stefano, Lenka Vagnerova, Nelisiwe Xaba e Frey Faust. Nel 2017, assieme a Silvia Autorino, ha realizzato per il 42mo Cantiere Internazionale D’Arte (Montepulciano) una versione di “Le sacre du Printemps” di Igor Stravinskij, con musiche eseguite dal vivo a quattro mani, in collaborazione con Accademia Nazionale di Danza. Nel 2018 ha seguito come tirocinante la compagnia di Lenka Vagnerová (Praga) durante la nuova creazione dello spettacolo “Avant Tout” del regista Lionel Menard. Da sempre affascinata al mondo analogico e all’esplorazione dei corpi non accademicamente educati, affianca la pratica con non professionisti attraverso le tecniche dell’improvvisazione. Ha un rigore scientifico nel raccogliere movimenti ed emozioni, digerirli, annotarli e trasformarli in qualcosa di nuovo, attraverso il filtro e l’impollinazione incrociata con altre arti.