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9 GESTI – Compagnia Quattrox4

performer / artisti di circo: Ester Beghelli, Enrico Formaggi, Clara Storti
ideazione e regia: Nadia Milani
musiche: Andrea Ferrario
direttore di produzione: Filippo Malerba
produzione: Quattrox4

L’idea alla base del progetto è che l’unione tra Circo Contemporaneo e Teatro di Figura sia un terreno fertile per stimolare il pensiero immaginifico dello spettatore, che possa tratteggiare nuovi scenari e incoraggiare prima di tutto il rapporto con l’”altro da se’”: corpo, oggetto, ombra.
Entrambi i linguaggi si spingono verso il superamento di limiti fisici per essere veicolo di messaggi e significati, attraverso metafore che rendano credibile l’extra-ordinario. Il nostro ambito di ricerca è il GESTO. In quanti modi si può ripetere, di quali significati si appropria, in quale corpo abita? Spesso eloquenti più delle parole, i gesti parlano, fanno innamorare, si cuciono istintivamente alla nostra pelle, esprimono incuranza o cura dell’altro fuori da sé. Il corpo sensibile del circense, diviene quindi contenitore di gesti, un corpo forte-fragile, che si deforma, si riflette, cerca con-tatto, alla ricerca di quei gesti che raccontino di uno dei sentimenti più controversi al mondo: l’AMORE. Siamo ben consapevoli che l’Amore, nelle sue infinite forme, non si lasci recintare dalle parole, si sottragga a ogni definizione. Ma può l’Amore essere raccontato dai gesti, dalle immagini, dagli extra-corpi?
Il nostro target di riferimento è l’Infanzia (3 – 7 anni) a cui vogliamo riconoscere un’attenzione particolare e da cui abbiamo deciso di far ripartire la nostra ricerca artistica, con un approccio incentrato sulla cura dei gesti, dell’azioni e delle relazioni tra di noi e con gli spettatori.
Porteremo in scena differenti discipline circensi (corda e cerchio aereo, giocoleria, equilibrismi) unite ad alcune tecniche proprie della figura (ombre, piccole figure portate, manipolazione di oggetti e materiali), con il desiderio di aprire mondi surreali e straordinari agli occhi dei bambini, e dei loro genitori.

 

“ Un pomeriggio di neve, di qualche anno fa, ho chiesto a mia nipote, che ai tempi aveva soli quattro anni, che cosa fosse, secondo lei, l’Amore. La mia domanda è diventata voce, senza passare dal pensiero. Perché nel solo gesto della sua mano che prendeva la mia, non riuscivo a spiegarmi quale sentimento enorme provassi per lei. E lei mi ha risposto: << Sai zia, credo di aver capito che l’Amore è una cosa molto SEMPLICATA.>> Non ho più smesso di pensarci. Ed è proprio da quel piccolo seme, da quella parola che unisce due opposti che nasce questo spettacolo. Mi è parso, sin da subito, un doppio salto mortale. Ma d’altronde, che cos’è uno spettacolo se non il forte desiderio di provarci misto a un po’ di paura?
Ogni movimento ha un suo inverso. Ogni parola ha un suo contrario. Ogni salita ha una discesa. Ogni pieno ha un suo vuoto. Una delle prime cose che impariamo è fare sì e no con la testa. Ancor prima della parola, nascono i gesti. E così, in un mondo di opposti che dialogano per dare vita a nuove definizioni, desidero raccontare quanto sa essere ‘semplicato’ l’Amore. Credo che un gesto d’Amore, in qualsiasi forma si espliciti, sia un gesto di cura. Inoltre, penso che oggi più che mai ci siano ferite che sentono il bisogno e l’urgenza di essere curate. Anche da lontano. Anche con un solo gesto. Anche in una nuova forma prossemica che ci spinge a ricercare nuove forme di vicinanza. E cosa succede se l’animato e l’inanimato si incontrano? Nasce il respiro. Il principio primo della vita.
E così, leggo Platone, Socrate, Sant’Agostino, Spinoza, Foucault, ricerco tra miti, fiabe e favole, cerco di dare forme inaspettate ai modi di dire, fino ad arrivare a dialogarne con i bambini, perché sono loro il nostro pubblico. Mi lascio suggestionare dal loro credere nel potere dell’immaginato che diviene reale, senza se e senza ma. Mi accorgo che sono oltre il concetto d’Amore, perché ne sono lo specchio. Parto da qui, con il desiderio di non mettere recinti, ma di dare un personale punto di vista sulla molteplicità dei gesti d’amore e sulle infinite forme in cui esso sa incarnarsi. È una sfida, un incontro, un intreccio. Corpi sapienti e corpi inanimati si confrontano, per dare vita a un mondo piccolo che si riempie di suggestioni ed immagini. Il paesaggio entro cui ci troviamo a indagare è fatto esso stesso di corpi e dei nuovi significati di cui si appropria la prossemica. Corpi che ci appaiono eleganti nel loro deformarsi, corpi sopravvissuti in questo tempo fermo, corpi che si cercano e si respingono anche. Il paesaggio/corpo diviene materia prima su cui agire ed è lo strumento che ci rimette in con-tatto, che contiene viva la memoria, che non sta più nella sua stessa pelle. ”  Nadia Milani

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