A ME M’HA ROVINATO LA GUERA – Gambaccini / Cipriani

“A ME M’HA ROVINATO LA GUERA”
di Arianna Gambaccini e Michele Cipriani

Cipriani Gambaccini Condividono palco e affitto. In questo condividere creano insieme gli spettacoli “Certi Giorni”, “L’Onorevole” e “Arianna nel labirinto”, questo ultimo prodotto dal Teatro Era, Teatro Nazionale della Toscana. Si occupano di Pedagogia Teatrale rivolta a piccoli e grandi. Michele Cipriani si diploma nel 2000 alla “Civica Scuola d’Arte drammatica P. Grassi”. Nel 2008 inizia la sua collaborazione con il Teatro Kismet con cui porta in scena numerosi spettacoli con la regia di Teresa Ludovico. Dal 2014 al 2017 recita ne “Re lear”, “Alla Luce”, “Il nulla facente” prodotti dal Teatro Era, per la regia di Roberto Bacci, gli ultimi due con la drammaturgia di Michele Santeramo. Partecipa come attore e diverse produzioni teatrali per diverse compagnie dal respiro nazionale. Nel 2020 è co-protagonista nel film “La Rivincita” per la regia di Leo Muscato e prodotto da Rai Cinema e Altre Storie. Nel 2021 fa parte del cast di Murder Theatre Reading di Malalingua Teatro, produzione Teatri di Bari ed è coprotagonista dello spettacolo Fiabe nei Castelli di Michele Santeramo, produzione Rex Exstensa. Nel 2022 partecipa alla ripresa dello spettacolo “Le Moliere immaginaire” di Teresa Ludovico , (tratto da Moliere) e “Vite spezzate” sempre per la regia di Teresa Ludovico.

Arianna Gambaccini si forma seguendo il percorso della scuola di Teatro di Graziano Giusti lavorando con Al Yamanuci e Corrado Veneziano; e partecipando al corso per Attori del Cust di Urbino. Segue poi laboratori teatrali con Michele Santeramo, Leo Muscato, Michele Sinisi, Gualtiero De Santi, Gilberto Santini, Maria Cassi, Lino Musella e Paolo Mazzarelli. Negli ultimi anni partecipa a diverse produzioni tra cui “Vite spezzate” del Teatro Kismet Opera, “Farfalle” di Animalenta Teatro, “Sola contro la mafia” di Teatro Ermitage, spettacoli con cui è ancora attualmente in scena. Scrive e dirige “Certi Giorni” e “Arianna nel labirinto”, “libertà con le ali sulla a” ; con “Nero d’agosto, un monologo in rima, arriva finalista la premio Dowstojeski. Nel 2017 è protagonista del cortometraggio “la Giornata”, di Pippo Mezzapesa, cortometraggio entrato in cinquina dei David di Donatello, e vincitore dei Nastri d’Argento. Con Saba Salvemini e Annika

Strøhm di Areté Ensamble, Cipriani Gambaccini, produce e porta felicemente in scena lo spettacolo “Il Dio del massacro” che ha debuttato nel 2022.


Non avendo foto e video dello spettacolo, vi mandiamo qui foto che fanno riferimento alla storia che intendiamo raccontare e link ad un video di uno sketch (rappresentato in occasione dell’inaugurazione del Teatro Comunale di Ruvo) che sarà parte dello spettacolo ,


PRESENTAZIONE DEL PROGETTO “ A ME M’HA ROVINATO LA GUERA” IDEA PROGETTUALE

“A me m’ha rovinato la guera” è la storia del viaggio di un uomo, di un padre e di un attore che, vede sfumare il sogno di essere artista. È la storia del “compare di anello” di Pietro de Vico, del volontario della guerra in Spagna, dell’amorazzo (narra la leggenda) di Pupella Maggio, del Tenore Mario Ceprani (nome d’arte) che ha abdicato all’uomo Michele Cipriani. La storia di una tuba e un frac che hanno ormai cento anni, e che , arrivati al nipote (Michele anch’esso, attore anch’esso), sostano per un’altra guerra, dentro un armadio.”

Mi chiamo Michele Cipriani, come mio nonno. Qualcuno dice che nel nostro nome c’è il nostro destino, non so se è vero. Quel che so è che ci sono tre cose che mi legano al mio progenitore: la professione, il nome (anche se lui si faceva chiamare “Mario Ceprani in scena) e in qualche modo la guerra. Mio nonno è stato un valente attore di avanspettacolo fra gli anni 30 e 40 del secolo scorso. Nato nel 1909 a San Severo, all’età dei sedici anni scappò da casa per andare a Napoli a studiare canto. Fu scritturato dalla Compagnia di Rivista del Capocomico Artruro Vetrani, Compagnia in cui si trovò a condividere il palco con giovani artisti come lui. Fra questi i fratelli Maggio: Dante, Beniamino, Rosalia e Pupella, e Pietro de Vico di cui divenne grande amico e futuro “compare di anello”. Nella Compagnia mio nonno svolgeva il ruolo di attore brillante e cantante fine dicitore, soprattutto di sceneggiate. Cominciava a farsi un nome: si esibiva nei più importanti teatri del Meridione e lavorava ormai con diverse Compagnie, quando nel 1940 l’Italia entrò in guerra. Trasferitosi prima del conflitto a Taranto, fu convinto dal Maresciallo dei Vigili del Fuoco della città, suo ammiratore, ad arruolarsi nei pompieri per evitare di andare al fronte ( aveva già partecipato alla guerra civile in Spagna) . Non so quanto fosse consapevole in quel momento che la sua carriera si sarebbe interrotta lì, ma è così che andò: finita la guerra, con cinque figli ed una moglie stanca di seguirlo per tutta l’Italia decise di rimanere definitivamente nei Vigili del Fuoco. La sua carriera si chiuse nel 1944, con uno spettacolo interrotto per i bombardamenti.

Fu messo in “quarantena” come è accaduto a tutti , nel 2020. Questo è il terzo punto di contatto delle nostre storie: la sospensione in cui si sono ritrovate le nostre vite. Nel nostro mestiere siamo abituati a combattere per sopravvivere alla penuria di lavoro. Ma un bombardamento, che venga dall’alto o da una piccola particella nel nostro respiro, come lo combatti? Cosa può l’arte contro qualcosa di immensamente grande o di immensamente piccolo che si abbatte su di noi? Dove finisce la bellezza quando l’arte è in quarantena, quando i teatri sono chiusi? Al di là delle condizioni materiali, di cosa può nutrirsi un attore quando le contingenze della vita gli tolgono quello di cui ha più bisogno: il pubblico? Come si riorganizza l’anima di fronte a questa interruzione improvvisa? Chi sono io senza te che mi guardi? Chi siamo noi tutti senza gli altri?

In un momento storico in cui la globalizzazione è riuscita a standardizzare i prodotti e a farcene fruire nello stesso momento in tutto il mondo, in cui l’oblò della nostra tecnologia è diventato finestra sull’altro, siamo riusciti a fare a meno, a poco a poco, della tangibilità , della stretta di mano come promessa, dello sguardo altrui. Eppure l’altro mi è compagno, il suo dire mi definisce, la sua mano mi sorregge, mi schiaffeggia, mi ricorda che non sono solo. L’importanza della “presenza” è la storia che vogliamo raccontare, di una presenza umana, tangibile, di una presenza di spirito che, in quegli anni per esempio, aiutò l’Italia ad essere ricostruita. Un comico è tale perché c’è qualcuno che ride, un medico perché c’è qualcuno da curare: l’altro. Riportare l’altro nel giusto ruolo rispetto a noi, riportare il pubblico nel ruolo centrale che ha nella vita dell’attore. Questa è la strategia che forse alla fine di questa esperienza pandemica noi come artisti cerchiamo di seguire e che in questo “monologo a più voci” cerchiamo di proporre.

Questo spettacolo è il racconto delle vite, per certi versi parallele, di due artisti alle prese con due guerre diverse accomunate dallo stesso “trauma”: il vuoto .
“A me m’ha rovinato la guera” è un omaggio ad un mondo, quello dell’avanspettacolo, che ha saputo trasformare la sofferenza e la fame in una risata collettiva, popolare e liberatoria, un racconto che parla della fame dell’attore, del colera da palco e dell’universale bisogno degli altri; di come, per fare una vita dei nostri nonni, ce ne vorrebbero tre delle nostre e di quanto, ridere , abbia aiutato a sfamare e a ricostruire una nazione intera.


GRADO DI AVANZAMENTO DEL PROGETTO

Il materiale di “A me m’ha rovinato la guera” accompagna Michele Cipriani e Arianna Gambaccini fin dall’inizio della loro collaborazione. Alcuni numeri tipici dell’avanspettacolo (“I Tesorini”, “Ciccio Formaggio” “Dove sta Zazà”) sono stati utilizzati in diverse occasioni. In una di queste (l’inaugurazione del nuovo Teatro Comunale di Ruvo di Puglia), abbiamo portato in scena un piccolo scherzo comico con all’interno “La canzone delle cose morte”, di Ettore Petrolini. Ispirata a questo argomento, è stata messa in scena da Michele Cipriani una piccola presentazione del nonno, della durata di tre minuti (seguita poi da “La canzone delle cose morte”) durante la lezione/spettacolo della rassegna Assoli del Teatro Abeliano nella stagione ‘21/’22.

Non avendo ancora materiale video, vi abbiamo allegato sopra il link ad una ripresa video della performance al Teatro Comunale di Ruvo

In questa fase stiamo facendo un lavoro di studio / raccolta del materiale teatrale e musicale utilizzate da Mario Ceprani. Ci gioviamo in questo lavoro dei cimeli in possesso della famiglia Cipriani, soprattutto spartiti e copioni, molti dei quali scritti con il lapis sulla carta del pane (a quell’epoca non c’erano le fotocopiatrici e la carta costava).

 

 

 


PARTNER DEL PROGETTO

  • Raffaella Ronchi Nata a Bari. Ha intrapreso lo studio del pianoforte sin da piccola, diplomandosi nell’86 presso il Conservatorio di Musica “N. Piccinni” di Bari e proseguendo i suoi studi con la Prof.ssa Enza Sicari. E’, inoltre, diplomata in Didattica della Musica presso il Conservatorio “L. Cherubini” di Firenze ed ha studiato composizione col M° Marco Di Bari.
    Ha registrato musiche di Schumann e Petrassi presso gli studi della RAI radio 2, e per la “Progetto Suono” ha registrato come solista musiche di: Hindemith, Webern, Honegger, Messiaen e Di Bari.
    E’ dal 1991 Presidente dell’Associazione Musicale “DIAPASON” a Cellamare (Ba).
    Dal 2005 è Direttore Artistico del festival di musica contemporanea URTIcanti a Bari.
    E’ docente di Pianoforte complementare presso il Conservatorio di musica.
  • Michele Santeramo autore e narratore, vince nel 2011 il premio Riccione per il Teatro con il testo Il Guaritore. Nel 2012 scrive e produce con teatro minimo Storia d’amore e di calcio. Del 2013 è il testo La prima cena. Vince nel 2013 il Premio Associazione Nazionale Critici di Teatro (ANCT). Pubblica il romanzo La rivincita edito da Baldini e Castoldi di cui firma anche la sceneggiatura per il film Rai omonimo. Scrive nel 2014 Alla Luce per la regia di Roberto Bacci e la produzione di Fondazione Pontedera Teatro. Vince nel 2014 il premio Hystrio alla drammaturgia. I suoi testi sono rappresentati in tutto il mondo

     

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